Amtab, scattano nuove verifiche. Nel mirino l’appalto per il bar

Amtab, scattano nuove verifiche. Nel mirino l’appalto per il bar
di Nicola MANGIALARDI
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Venerdì 12 Aprile 2024, 21:03


C’è una nuova grana in casa dell’Amtab, la società municipalizzata per il trasporto pubblico locale. Un’altra tegola investigativa, infatti, si abbatte sull’azienda che gestisce il trasporto urbano di Bari finita, a fine febbraio, nell’ambito dell’inchiesta “Codice interno”, nella bufera giudiziaria per presunte infiltrazioni mafiose. Dall’approfondimento sulle carte e sulle procedure degli affidamenti di appalti e servizi della società di viale Jacobini sarebbe emerso che la gestione del bar aziendale, ubicato all’interno della struttura, alla zona industriale, sarebbe stato affidato, con una procedura che non prevedeva un bando ma bensì un affidamento diretto, a un parente di un esponente del clan Parisi.

Dalle indiscrezioni emergerebbe che la gestione della struttura aziendale sarebbe stata concessa, già da qualche anno, con un non meglio qualificato atto interno a condizioni economiche di estremo vantaggio.

Una concessione, questa, sulla quale si stanno concentrando le attenzioni investigative che riguarda una struttura che, potenzialmente, offre i suoi servigi di somministrazione di cibi e bevande ai circa ottocento dipendenti della società del comune di Bari. Adesso, sembra che l’interesse degli investigaori baresi sia tutta focalizzata sulla tipologia di atto che ha portato all’assegnazione della concessione in favore di una persona che, comunque, risulta essere incensurata ma con legami di parentela al clan mafioso della città di Bari. Il principale problema non starebbe nei collegamenti parentali, cosa non certo di secondo piano, ma nel tipo di procedura o, meglio, procedimento scelto dall’azienda, qualche anno fa, per l’affidamento del servizio interno di bar e piccola ristorazione. Una attività, questa, che viene svolta a piano terra del principale corpo di fabbrica della società, proprio sotto i locali amministrativi, di direzione e management dell’azienda pubblica.

La lente degli investigatori

Un altro elemento che sarebbe spiccato agli occhi di chi starebbe concentrandosi sulla vicenda sarebbe legato al fatto che, nonostante l’azienda che gestisce il bar sia regolarmente censita all’Agenzia delle Entrate, con tanto di partita iva, non possiederebbe, al suo interno, le apparecchiature telematiche per il pagamento delle consumazioni con sistemi elettronici, ovvero con carta di credito o bancomat. Quindi, tutta l’attività lavorativa giornaliera si baserebbe solo sul pagamento delle consumazioni in contanti. Un modo che potrebbe eludere la tracciabilità dei clienti e, conseguentemente, la tracciabilità del denaro che entra in cassa a fronte dell’erogazione dei servizi offerti. Tutti elementi che avrebbero fatto scattare una serie di interrogativi e alert rispetto ai quali si starebbero cercando risposte plausibili rispetto alle ipotesi investigative e alle normali procedure previste dalle norme, in questi casi. Fatti che starebbero rinforzando la corposità del secondo fascicolo d’inchiesta aperto all’indomani della messa in stato di amministrazione giudiziale della municipalizzata barese, con la nomina dell’avvocato romano, Luca D’Amore, da parte della terza sezione del tribunale di Bari. Amministratore giudiziale che, due settimane fa, è subentrato in consiglio di amministrazione, su nomina del sindaco di Bari, Antonio Decaro, in seguito alle improvvise dimissioni, per motivi personali, della consigliera Lorena Costantini. Intanto, in azienda, nelle ultime settimane, il clima pare proprio cambiato rispetto al passato anche in attesa d’arrivo di un direttore generale. Porte degli uffici sempre chiuse, sarebbero sempre meno le persone che si fermano nei corridoi, anche per un fugace commento su quanto sta accadendo. Insomma, il clima in Amtab sembra davvero blindato.

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