“L’eccesso di stress cronico produce nel nostro organismo uno stato infiammatorio generalizzato che è alla base di molte patologie”. Quindi, fermi tutti: impariamo il valore delle pause. Eliana Liotta, la giornalista, saggista e divulgatrice di scienza che dirige la rivista “Benessere”, sarà oggi a Bari per presentare il suo libro dal titolo seducente “La vita non è una corsa” (La nave di Teseo; 20 euro; 288 pagine): l’appuntamento è alle 18 al Circolo della Vela (organizza la libreria Liberrima di Bari). Come suggerisce il sottotitolo “Le quattro pause che fanno guadagnare salute e giovinezza”, Eliana Liotta ha diviso in macro categorie le 4 necessarie pause da ritagliarsi per recuperare il latitante senso di naturale benessere (in collaborazione con Università e Ospedale San Raffaele di Milano).
Liotta spieghiamo come fermarci: cominciamo dalle pause “secondo natura”? Le prime che abbiamo soppresso...
«Sì, sono le pause previste dalla parte più antica del nostro cervello, il paleo encefalo, e infatti ci accomunano agli altri esseri viventi. Sono quelle dei bioritmi, cioè quel ticchettio dell’orologio biologico che abbiamo nel cervello e che dovremmo rispettare. Cercare di seguire il ritmo del nostro pianeta, in buona sostanza, è la prima cosa, non possiamo non farlo. Vuol dire, ad esempio, di giorno stare al sole, o prendere la luce: sincronizzarci con la veglia ci fa produrre il cortisolo, ormone dell’allerta, e la serotonina, molecola della felicità. Più tardi poi il nostro orologio biologico, attraverso la retina degli occhi, percepisce l’arrivo del tramonto e produciamo melatonina, ormone detto ‘vampiro’ perché compare con il buio e porta il sonno. Si è scoperto che agisce in tutto il corpo: oltre al cervello, si aggancia anche ad organi come fegato, intestino e stomaco che si preparano a dormire. Questo ci fa capire perché è necessario fare una pausa dal cibo la notte, quando con il buio il nostro organismo è naturalmente a riposo».
Un digiuno quindi naturale, niente a che vedere con il digiuno intermittente.
«Assolutamente no. Il digiuno intermittente pesante peraltro, proprio in questi giorni, si sta dimostrando che sia associato a studi su una maggiore mortalità».
Quali sono poi le pause che definisce “dei pensieri lenti”?
“Riguardano la parte evoluta del cervello dei Sapiens, quella della razionalità. Abbiamo pensieri istintivi veloci che sono normalmente presenti nella quotidianità, però abbiamo anche bisogno di ragionare a lungo sulle cose per essere padroni del nostro destino, cercare un equilibrio tra la nostra vita professionale e quella privata. Possiamo capire ragionando come organizzarci per avere una vita più gratificante, il cervello è un po’ pigro se non lo stimoliamo”. Nel libro, in relazione a questa pausa, lei parla anche della necessità di disconnettersi dai dispositivi elettronici. “Esatto, l’intelligenza naturale ha bisogno di staccarsi dal seguire algoritmi disegnati da altri e da intelligenze artificiali: deve fare il suo lavoro, approfondire. È una cosa molto importante da fare che io chiamo anche ‘mono-tasking’, che significa reimparare a dedicarsi ad una cosa sola…”.
Interessante contrario del multitasking. Lei poi parla della necessità di “pause sentimentali” per rafforzare legami, ossia il primo nutriente della nostra felicità.
Anche queste fanno parte del nostro cervello evoluto.