Era il mese di marzo del 1384 (640anni fa precisi precisi) quando si andava affacciando nella storia del Sud Italia un’ardita ragazzina diciassettenne. In quei giorni infatti stava diventando contessa di Lecce e signora dei feudi di Mesagne, Carovigno, Corigliano d’Otranto, Roca, Gagliano del Capo, Acquarica del Capo e Castro, “una miriade di possedimenti che fecero di lei una donna molto potente e invidiata”. Lei era Maria d’Enghien e la sua storia, insieme a tante altre, è raccontata dal giornalista scrittore Riccardo Riccardi nel suo libro “Le impavide del Sud. Donne che hanno cambiato la storia del Mezzogiorno” (Les Flaneurs edizioni; 19 euro; 328 pagine). Divise tra le diverse regioni meridionali di appartenenza, popolano queste pagine ritratti di donne di ieri e di oggi che hanno inciso con la loro opera in un panorama storico decisamente declinato al maschile. Spesso imparentate tra loro, anche alla lontana, sono figure da strappare all’oblio a cui le ha destinate una narrazione del tutto attorcigliata solo intorno agli uomini di potere, ai potenti attori protagonisti che invece molto spesso sono stati supportati, affiancati o proprio manovrati dalle donne che avevano intorno, figure delle quali poi si sono perse le tracce. Chiaramente non si può negare che ci siano state epoche in cui, anche nell’Occidente, le donne scarsamente comparivano nei ruoli apicali, politici e religiosi, né tantomeno militari. Tuttavia una corposa presenza femminile, seppur osteggiata e arginata, tra azioni, pensieri, piccole e grandi rivoluzioni, arti e mestieri c’è sempre stata; e già solo per questo dato distorto tanta parte della storia dell’umanità sarebbe da riscrivere.
La galleria delle eroine pugliesi
Tornando al libro le donne pugliesi che l’autore sceglie di raccontare (in pagine pensate come un evidente omaggio, senza pretese di esaustività storica) sono diverse. Oltre alla regina Maria d’Enghien, da ricordare con tutta la sua abilità di mantenere il potere alla morte degli uomini accanto a lei (dal fratello ai mariti Raimondello e Ladislao) e per l’ardore per l’arte che ha regalato al Salento eccellenze come gli affreschi della basilica di Santa Caterina d’Alessandria a Galatina (per i quali fece arrivare maestranze da tutta la penisola), c’è Giustina Rocca.
Le donne degli altri sud
Tante altre sono poi le personalità meravigliose da scoprire tra Campania, Basilicata, Sicilia, Calabria, emblemi come Costanza d’Altavilla o Fida Stinchi Moro, Mia Martini e tante altre le cui storie sono dei piccoli romanzi. Per chi non le conosce o chi vuole rispolverarle, vale la pena leggere queste storie, qui presentate con leggerezza e passione. Recuperare esempi femminili virtuosi è un esercizio oggi necessario. Nell’Agenda 2030 Onu sullo Sviluppo Sostenibile, su come affrontare le grandi sfide del pianeta, tra i 17 obiettivi segnalati compare il numero che 5 che, come viene ricordato nella prefazione di questo libro di Giulia Basile, esprime una premessa molto chiara. “Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne” cita infatti testualmente ed invita a seguire un programma per porre fine alle discriminazioni, eliminare le forme di violenza di genere e lo sfruttamento sessuale, le mutilazioni genitali, eliminare le costrizioni tra matrimoni combinati e spose bambine, riconoscere il valore del lavoro domestico e rendere queste responsabilità condivise, garantire la partecipazione femminile e le pari opportunità in ambito politico, economico, lavorativo e in sostanza una parità di genere su tutti i fronti. C’è dunque tanto da fare in sette anni, a guardarsi intorno è evidente. Non c’è più tempo da perdere.