Il doppio ex Ventura: "Lecce-Cagliari, sfida del cuore. I sardi rischiano di più"

L'esultanza di Gendrey dopo il gol segnato al Cagliari all'andata
L'esultanza di Gendrey dopo il gol segnato al Cagliari all'andata
di Antonio IMPERIALE
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Sabato 4 Maggio 2024, 05:00
Un magico tris. Tre promozioni, una dietro l’altra. Due con il Lecce, la terza con il Cagliari. «Anni fantastici, indimenticabili. Dalla serie C alla serie A nel Salento, e subito dopo dalla B in A con il Cagliari. Ti porti nell’animo quelle stagioni, quei giorni», racconta Giampiero Ventura, genovese, classe 1948, nocchiero prima dei salentini e subito dopo dei sardi. «Cominciò tutto nel cuore degli anni Novanta, campionato 1995-96, il Lecce viveva i tempi magri, lontano dal grande calcio. Ripartimmo e fu tutto meraviglioso».
È appena rientrato a Bari, la città in cui vive, l’ex allenatore della Nazionale. Il calcio adesso lo vive da osservatore, il confronto fra il passato ed il presente, con la passione che gli è rimasta dentro. I ricordi magari viaggiano anche sul filo della nostalgia. «Bellissimi quelli che mi son portato dietro dal Salento. Quasi una sorta di favola bella. Una squadra ricostruita interamente, direttamente, io e Mimmo Cataldo, i calciatori scelti uno alla volta. Ripenso a Francioso, a Palmieri, a Mazzeo, a Cucciari, De Patre, Zanoncelli, Lorieri, gli altri. Il Lecce che prendemmo aveva registrato solo 74 paganti nell’ultima partita ufficiale, a contratto c’erano solo due calciatori. Era il Lecce di Semeraro con Moroni presidente, Ezio Candido team manager. Chiudemmo la stagione con la folla magnifica di Cesena. Fu qualcosa di straordinario. E straordinaria fu la stagione dello sbarco in serie A. Poi andai in Sardegna e trovai un Cagliari psicologicamente distrutto dalla retrocessione, con la depressione che pesava sulla società e sul presidente. Mi caricai tutto sulle spalle, Cellino fu un grande amico, ricostruimmo la squadra con innesti qualificati, vincemmo il campionato di B e per me fu l’esordio in A nella stagione 1988-89. A Cagliari ci tornai ancora nel 2002-2003. Ecco, questo Cagliari-Lecce è per me una questione di cuore».
In Sardegna c’è un allenatore come Claudio Ranieri, una storia di grande prestigio in Italia e all’estero. Ha riportato il Cagliari ancora in A nella scorsa stagione dopo l’esonero di Liverani. Aveva già ricondotto i sardi nella massima serie con una doppia promozione dalla serie C alla serie A nelle stagioni 1988-91, garantendone anche la salvezza. Ranieri ha sedici anni in più di Luca Gotti, una sorta di astro nascente, che cerca un posto fisso nella grande vetrina calcistica nazionale. Questo Cagliari-Lecce è anche una sorta di confronto fra stagioni diverse del nostro calcio e dei suoi protagonisti? Giampiero Ventura, che con Gotti ha in comune la laurea in scienze motorie, dice: «Ogni allenatore ha le proprie convinzioni e le proprie capacità. Ma le idee non hanno età. Si possono avere idee giovani in età avanzata. Conta quello che sai, come lo fai. Il calcio oggi è molto cambiato non solo sul piano del gioco, ma negli stessi rapporti, nel suo modo di essere, nella comunicazione. E conta sempre di più la società che uno ha alle spalle. Il Lecce ha una società forte e serena, quello che è successo a D’Aversa avrebbe potuto scombussolarne i piani, e invece Sticchi Damiani e i suoi hanno saputo volgere tutto in positivo con grande miglioramento, accelerando il passo sulla via della salvezza. Per l’allenatore è importante il valore della società. Gotti merita i complimenti per come si è fatto subito seguire dal gruppo dal punto di vista comportamentale. Va detto con onestà che anche D’Aversa si era fatto seguire, portando il Lecce a rivelarsi quasi come sorpresa nella fase iniziale del torneo. A Lecce si respira la sensazione della serietà e capacità societaria e dell’abilità di Corvino. Situazioni che aiutano molto i giocatori. Mi piace, dei salentini, lo spirito della squadra, la molla che hanno tutti dentro, segno di uno spogliatoio eccezionale, di un gruppo autenticamente sano e motivato. Complimenti a tutti».
Le forze tecniche del Lecce? L’exploit di Gallo, per esempio, o altro. «Gallo ultimamente è incontenibile. Ma quando parli del Lecce più che dei singoli, devi parlare di un collettivo impagabile, difficile da trovare così coeso e motivato». Cagliari-Lecce, allora. «Una gara molto più difficile per il Cagliari che ci arriva reduce dallo 0-3 di Genova e con l’obbligo del risultato a tutti i costi. Sarà appassionante, da vedere. Il Lecce ha il vantaggio di stare molto bene psicologicamente, serve ad esaltare i nuovi equilibri tattici di Gotti. Molti considerano il Lecce già fuori dalla lotta salvezza per via dell’ampio vantaggio sulla terz’ultima. Dopo il Cagliari avrà l’Udinese in casa. Ai salentini basta un risultato su due partite». La zona salvezza? «Ci sono sorprese proprio come l’Udinese, una squadra con valori e che sognava un posto europeo, che adesso si trova in difficoltà psicologiche prima ancora che tecniche. In panchina c’è un grande come Cannavaro. L’altra grande sorpresa è il Sassuolo. Non è un caso che le formazioni costrette a lottare contro ogni previsione stiano soffrendo di più. Dell’Empoli si sapeva che avrebbe dovuto lottare. Il Frosinone era partito molto bene. L’ho visto a Torino e meritava di vincere. Angelozzi è un altro molto bravo. Nel calcio non si sa mai. Il Verona ridimensionato al mercato invernale sta sorprendendo grazie a Baroni. Il Cagliari lo vedo comunque fuori dalla mischia, dopo il Lecce».
Del Lecce, Ventura pensa già al futuro. «È bello pensare alla terza stagione consecutiva in serie A, dove va acquistando sempre di più diritto di cittadinanza stabile. Leggo che stanno adeguando anche gli impianti ai tempi nuovi. Rinnovo i complimenti a Sticchi Damiani, dirigente esemplare, che vive il presente in funzione del domani, e che è una grande garanzia non solo per il Lecce, ma per il calcio italiano».
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