Resort San Cataldo: otto indagati accusati di falso

Resort San Cataldo: otto indagati accusati di falso
di Erasmo MARINAZZO
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Martedì 24 Gennaio 2017, 07:23 - Ultimo aggiornamento: 13:10
L’inchiesta penale demolisce il progetto di creare a San Cataldo un resort ristrutturando il rudere del vecchio “Hotel Bellavista”, sul lungomare Vespucci davanti alla pineta dell’“Ostello della Gioventù”. Gli indagati sono otto, a conclusione delle indagini del procuratore aggiunto Antonio De Donno e della Guardia di finanza. E se il via lo diede la falsa delega in commissione consiliare urbanistica, contestata al consigliere comunale Roberto Martella per aver espresso il voto del collega Rocco Ciardo, gli approfondimenti e la consulenza affidata all’ingegnere Antonio Fiorentino hanno fatto spostare le attenzioni degli inquirenti soprattutto sulle possibili violazioni di carattere urbanistico che comporterebbe la creazione del resort “Aparhotel” con 120 posti letto, 40 camere, ristorante e piscina al terzo piano. 
E’ il punto di vista dell’accusa, questo, al quale manca - per il momento - il confronto ed il contraddittorio con gli indagati. Alcuni di essi hanno intanto depositato memorie o hanno chiesto di farsi interrogare per cercare di chiarire le singole posizioni, prima ancora che il magistrato formuli le richieste di rinvio a giudizio.

L’inchiesta allo stato attuale vede indagati Roberto Martella, 62 anni, di Lecce (difeso dall’avvocato Andrea Sambati); Maria Domenica Fauzzi, 78 anni, di Lecce, amministratore della società che ha proposto il progetto, la “F31” (avvocati Massimo Manfreda e Pierluigi Portaluri: hanno depositato una memoria per sostenere la sua estraneità); l’ingegnere Luciano Ostuni, 56 anni, di Lecce, consulente urbanistico (avvocato Federico Massa); Rocco Ciardo, 46 anni, consigliere comunale; l’architetto Luigi Maniglio, 66 anni, di Lecce, nelle vesti di dirigente dell’Ufficio Tecnico (avvocato Sambati); Riccardo Loiacono, 53 anni, di Surbo, responsabile comunale del procedimento per il permesso di costruire; Valentina Battaglini, 49 anni, di Lecce, funzionario della Regione (avvocato Marcello Petrelli); e l’architetto Paolo Caputo, 67 anni, di Battipaglia, progettista (avvocato Luigi Rella).

Rispondono tutti dell’ipotesi di reato di falso, nelle diverse declinazioni del codice penale, ad eccezione dell’architetto Maniglio e della dirigente Battaglini. La falsità ideologica in certificati viene contestata all’architetto Caputo, all’ingegnere Ostuni ed alla Fauzzi poiché nel progetto presentato nel 2012 al Comune avrebbero fornito indicazioni errate allo scopo di attestare una volumetria pari a quella del vecchio rudere: l’esistenza di un teatro che - dice questo l’accusa - faceva parte sì del progetto del 1949 dell’“Hotel Bellavista”, ma che non fu mai realizzato e censito. La presenza ancora dell’“Arena cinematografica lido San Cataldo” (nata come Arena Rossella), “computando, pertanto, volumi inesistenti”; e l’esistenza a piano terra di sei negozi, invece degli otto che hanno comportato un ampliamento di 290 metri quadrati.
Ancora un falso. Falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale ed di induzione in errore per il responsabile del procedimento a Palazzo Carafa, Riccardo Loiacono, per i contenuti della relazione sottoposta alla Conferenza dei servizi, alla Commissione consiliare ed al consiglio comunale: attestò che il rudere e ed il nuovo resort avrebbero avuto la stessa volumetria, inserendo nel calcolo il teatro ed il cinema. All’indagato vengono contestate anche quattro omissioni: non aver fatto presente che a San Cataldo ci siano altre quattro zone dove realizzare il resort, così da giustificare il ricorso alla variante urbanistica; non aver fatto presente la distanza di 36 metri dal mare e l’inserimento della zona nel parco costiero, aveva come previsione la demolizione del rudere; di non aver indicata l’altezza di oltre 14 metri, incompatibile con i vincoli paesaggistici; ed infine di non aver segnalato il nuovo progetto ai vigili del fuoco per ottenere il nulla osta.

Abuso di ufficio l’ipotesi di reato a carico dell’architetto Maniglio e della dirigente regionale Battaglini: rispondono di aver dato parere favorevole al progetto, pur in mancanza delle aree adibite a parcheggio ed a verde. Che è il tema che innescò il dibattito sfociato poi nell’inchiesta.
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