Negroamaro sul castello, potatura con Sangiorgi

Negroamaro sul castello, potatura con Sangiorgi
di Matteo CAIONE
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Domenica 7 Febbraio 2016, 11:50
Seconda potatura per il vigneto sul Castello di Copertino: filari di vite di Negroamaro sui bastioni dell’antico maschio angioino che sono il simbolo di una esperienza unica al mondo. Una potatura che, non a caso, ha avuto un “testimonial” d’eccezione che risponde al nome di Giuliano Sangiorgi: una capatina a sorpresa da parte del cantante copertinese che si è soffermato a scrutare la bontà e il fascino della sperimentazione avviata dalla cantina Cupertinum. Voce e leader dei “Negramaro”, star della musica italiana, insieme ai suoi compagni di viaggio scelse proprio di battezzare il gruppo col nome dell’uva tipica del Salento. Nulla dunque viene per caso, tantomeno il nome di una grande band musicale.

«Tra alcune ipotesi, decisero di chiamarsi Negramaro. E quando Giuliano me lo comunicò, chiarì subito come quella decisione fosse quanto mai simbolica, dettata dalla volontà di conservare le radici e il legame con la terra salentina», ha ricordato la mamma di Sangiorgi, la signora Carmelina Serio.

A lei, ieri mattina, è stato affidato il primo taglio della potatura. E il cantante ha affidato il suo pensiero a un video realizzato dalla Cupertinum, pubblicato su Youtube, che racconta il vigneto sul Castello proprio con le parole dell’artista copertinese: «Il vino - riflette Sangiorgi - è arte che si beve, la musica è vita che si canta. È inscindibile il binomio antichissimo, di dionisiaca memoria, tra arte e vita. L’una è rappresentazione dell’altra e viceversa. Non si sa mai perfettamente dove cominci l’una e dove finisca l’altra. E il vino sta nel mezzo. Credo che il vino sia il canto delle persone che stanno sulla terra. L’uva è il canto della terra. L’uomo è il frutto e il canto della terra».

All’apice di una delle più imponenti strutture difensive vicereali, come quella che si staglia nel panorama della città del santo dei Voli, cresce appunto l’antica varietà del Negroamaro Cannellino: una vigna che conta 400 ceppi, impiantata nell’aprile del 2014 con sistema di allevamento ad alberello pugliese e disposizione dei filari a quinconce. Il progetto, curato dall’enologo della Cupertinum Giuseppe Pizzolante Leuzzi, è venuto alla luce in collaborazione con la Soprintendenza e la Direzione del Castello. E la seconda potatura eseguita ieri, accompagnata da un sole disinvolto e benaugurante in attesa della vendemmia 2016, dovrebbe portare in dote a tempo debito il primo e atteso raccolto per il Vino del Castello.

Le bottiglie figlie delle uve del vigneto sui bastioni verranno battute all’asta e il ricavato servirà a sostenere un progetto di valorizzazione del territorio copertinese. «Progetto unico e originale - afferma Francesco Trono, presidente della Cupertinum - che non ha precedenti né in Italia né all’estero. Se cultura e coltura hanno la stessa radice etimologica significa che è proprio su questa connessione che dobbiamo continuare a lavorare per valorizzare Copertino, il territorio, i produttori e i prodotti di qualità. Siamo onorati della presenza e dell’attenzione di Giuliano, che ha già collaborato con noi in occasione del video: il suo nome e la sua storia rappresentano un volano di promozione del nostro e del suo territorio, in questo caso ancora di più dato che il suo gruppo porta il Negramaro salentino anche nel nome».
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