Prostituzione con ragazzine, allarme via chat tra i genitori: «Tuo figlio fa cose gravi»

Prostituzione con ragazzine, allarme via chat tra i genitori: «Tuo figlio fa cose gravi»
di Nicola MICCIONE
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Venerdì 17 Maggio 2024, 07:01 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 19:52

È stata Marilena Lopez, "Marilù" (una delle donne arrestate nell'ambito dell'inchiesta sul giro di prostituzione minorile tra Bari e Lecce), a rivelare al padre di una delle tre 19enni costrette a prostituirsi quando avevano 16 anni che era «Nico Basile il soggetto che stava facendo prostituire in quel periodo» la figlia dell’uomo, poliziotto. Quest’ultimo, da buon padre di famiglia, le aveva chiesto di «conservare tutte le prove su Basile» perché «domani mattina - scriveva il 5 giugno 2022 in un messaggio WhatsApp inviato alla figlia - denuncio tutto, ma ho bisogno di informazioni precise».

La vicenda è quella che ruota attorno alle “Squad Girls”, le escort 16enni. In carcere sono finite quattro donne e due uomini accusati di gestire gli affari, mentre due clienti sono finiti ai domiciliari per il reato di prostituzione minorile.

Altri due, invece, hanno ricevuto l’obbligo di dimora. Il poliziotto, sul proprio taccuino, aveva già il nome di Basile «che prende gli appuntamenti - gli aveva detto Lopez parlando della figlia - e che la fa lavorare». E questo perché «da fare le truffe delle robe - aveva proseguito in un messaggio audio inviato - si è trovato a voler fare il magnaccio…che è una cosa a dir poco schifosa».

Nel prosieguo del messaggio, inoltre, Lopez «aveva lasciato intendere che vi era già stato un incontro» tra il poliziotto e Basile, «tant'è che la donna si è detta dispiaciuta per il fatto che Basile, nonostante stesse facendo qualcosa di squallido, aveva trovato il coraggio di denunciare il papà della ragazza che lui stava facendo prostituire».

Il padre della 19enne, minorenne all’epoca dei fatti, ha chiesto alla figlia «informazioni precise» per poter procedere alla denuncia di quanto le era accaduto. E la ragazza, dopo avere «confermato al padre la reità in merito alla prostituzione sua e di una sua coetanea e amica di classe», aveva riferito anche di una «discussione» fra quest'ultima e Basile «per questioni di spartenza» dei guadagni del meretricio: «Gli disse che gli doveva dare 100 euro e poi gliene dette 30».

I due genitori - il padre della minore e il padre di Basile - si sono poi incontrati il 31 maggio 2022 in viale Giovanni XXIII e il successivo 4 giugno in corso Cavour. E proprio nel secondo incontro il poliziotto ha accusato Basile di «essere coinvolto, insieme a Lopez e ad altre, nell'aver indotto sua figlia alla prostituzione», è scritto agli atti dell'inchiesta coordinata dal pubblico ministero Matteo Soave. «E tu - avrebbe detto il padre della minore rivolgendosi a Basile - dovrai dimostrare… tutti quanti… quello che avete fatto a mia figlia».

Basile, invece, che martedì ha respinto l’accusa di aver organizzato, gestito e sfruttato il giro di prostituzione minorile, ma ha ammesso di avere avuto dei rapporti sessuali - a suo dire - «consenzienti e non a pagamento» con due 16enni, ha detto che la responsabilità era tutta della ragazza. Un passaggio importante, questo, che dimostra «la perfetta conoscenza dell'età» della minore da parte di Basile: «Tua figlia penso che c'ha 16 anni - avrebbe detto Basile - e anche se minorenne, c'ha la testa per ragionare».

A questo punto, secondo gli atti dell'inchiesta, è stato il padre della minore a far presente a Basile del reato da lui commesso: «Ma tu lo sai l'induzione… lo sfruttamento alla prostituzione dei minorenni…», accusandolo poi di aver fatto prostituire sua figlia anche ad alcuni pregiudicati di Bari. Un'accusa, quest'ultima, da cui Basile si è difeso assicurando che non aveva mai costretto la figlia ad avere rapporti sessuali con quel tipo di persone: «Te lo sto assicurando io… mi devi credere - diceva Basile -. Credimi che io con quelli non ho mai fatto far niente a lei… lo sai il rispetto appunto perché so chi sei». Per gli inquirenti, però, «difendendosi da quest'ultima accusa ha ammesso indirettamente di aver fatto prostituire» la figlia dell'uomo, che all'epoca dei fatti aveva 16 anni, «con altri, ma di non averla mai costretta a farlo con i pregiudicati a cui si riferiva suo padre». È stato il poliziotto, in un ultimo messaggio, a tentare di far ragionare l’altro genitore: «Lui non si rende conto… quello… sei tu che dovresti rendertene conto… lui non si rende conto della gravità, dell'assurdo».

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