Fabio Romito, intervista al candidato sindaco per il centrodestra. La sfida: «Una città dinamica e sicura: ora un cambio generazionale»

Fabio Romito, intervista al candidato sindaco per il centrodestra. La sfida: «Una città dinamica e sicura: ora un cambio generazionale»
di Daniele UVA
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Lunedì 15 Aprile 2024, 05:00

Una città dinamica, sicura, moderna, ottimista. Che garantisca nuova linfa, a partire da “un ricambio generazionale necessario dopo venti anni”. E' questa la Bari di Fabio Romito, già in piena campagna elettorale dopo l'investitura ufficiale come candidato sindaco del centrodestra. Ieri le primissime uscite, prima al quartiere San Paolo, in serata alla ex Virgin di viale Einaudi.

L'investitura ufficiale ha richiesto molto tempo, come ha vissuto i primi attimi di ufficialità?
«È stata una bella emozione perché non mi aspettavo così tanto entusiasmo e partecipazione. Ho dovuto ricaricare il cellulare tre volte per tutti i messaggi e le chiamate ricevute, anche da persone che in passato hanno votato per il centrosinistra e adesso si dicono amareggiate e favorevoli a un ricambio generazionale. In città c'è tanta voglia di rinnovamento».
Nelle ultime settimane si sono fatti più volte i nomi di Filippo Melchiorre e Francesco Paolo Sisto, ha temuto che la candidatura potesse sfumare?
«Fin dall'inizio abbiamo cercato di trovare la soluzione migliore per Bari, non è mai stata una questione di partiti o di appartenenza. Abbiamo cercato il miglior candidato nel contesto giusto, e il contesto nel frattempo è cambiato. Qualunque dei tre fosse stato scelto sarebbe stato il candidato di tutti, abbiamo fatto il tifo l'uno per l'altro. Anche Davide Bellomo sarebbe stato un ottimo candidato come, così come Luigi De Santis o Stefano Dambruoso. Abbiamo cercato il migliore con la consapevolezza che la scelta sarebbe stata dettata dalle circostanze».
Che idea di città ha?
«Non ci si candida a sindaco della propria città perché è una cosa che serve a se stessi. È un atto di grande sacrificio. Ho sempre avuto in resta quello che serviva a Bari: serve discontinuità, che non vuol dire distruggere tutto, ma valorizzare le cose positive che ci sono state. Occorre cambiare, anche dal punto di vista generazionale, i gruppi di potere che da vent'anni anni gestiscono Bari. Non c'è un atteggiamento demolitivo, ma una necessità di rinnovamento. Peraltro mi dicono di essere troppo moderato e progressista, quindi distruggere non è la mia cifra».
In queste ore si parla di Nicola Colaianni come possibile terzo nome per il centrosinistra, non proprio un ricambio generazionale.
«Ho ricevuto telefonate di addetti ai lavori che guardano con grande interesse a una prospettiva moderna come quella che offriamo e imputano al centrosinistra non aver saputo costruire nel tempo un'alternativa a un sindaco molto amato come Decaro. Ho una grande stima di Colaianni, così come ce l'ho di Vito Leccese e Michele Laforgia, ma a Bari serve discontinuità e adesso è anche una questione generazionale».
Cosa bisogna cambiare come prima cosa?
«Occorre modificare il sentiment della città. Bari è fatta di uomini e donne abituati a lavorare, all'impresa, al commercio, a inventarsi un lavoro la mattina per portare il pane a casa la sera. Per questo è considerata la capitale del Sud per questo. Il dispiacere vissuto dalla città negli ultimi mesi va cancellato, bisogna ripartire dalla positività e dall'ottimismo programmando il futuro. Vogliamo una città più giusta, prospera, nella quale sia possibile aprire un'attività senza chiedere 150 permessi. Vogliamo una città più sicura, più a misura di famiglie e donne, più sintonizzata con la sua università, che adesso sembra un'ospite dentro la città. Questo significa parlare a intere generazioni. L'ambizione deve essere diventare davvero una città moderna. Su questo ci siamo seduti, ora bisogna tornare a correre».
Cosa salva degli ultimi dieci anni?
«Salvo il rapporto che Decaro ha costruito con i cittadini. Quando qualcuno riesce a stabilire un legame così forte, questo deve essere un punto di partenza. Quello che non bisogna fare, però, è confondere la realtà con il marketing, cioè innamorarsi a tutti i costi del consenso che arriva da un tweet o un post. Mi piacerebbe ottenere consenso perché i bus sono precisi, puliti e puntuali, non per altre dinamiche che sono più veloci, ma non possono dare alla città quello che serve. Il consenso bisogna costruirlo giorno dopo giorno con pazienza, invece ci siamo abituato troppo al marketing e troppo poco alla concretezza».
I suoi primi passi in campagna elettorale?
«Il primo sarà riunire la coalizione, dobbiamo partire dalla decisione di rappresentare l'alternanza. Sto incontrando tanti cittadini espressione di un civismo puro. Civismo non foraggiato dalle aziende pubbliche, ma espressione del mondo dell'associazionismo, del terzo settore e del volontariato dal quale anche io vengo. Prima di pensare a comunicare bisogna pensare a quello che c'è da fare».
Un tema caldo è quello della pulizia della città, come intende intervenire?
«La pulizia è un tema fondamentale perché la civiltà di una città la misura con alcuni parametri fra i quali ci sono proprio sicurezza e pulizia. Bari su questo è molto indietro, è sempre più sporca perché la gestione della raccolta dei rifiuti non è all'altezza. Bisogna incrementare la raccolta differenziata facendo comprendere ai cittadini che rispettarla è conveniente, perché consente di risparmiare. Mi interrogherò anche sul fatto che la soluzione sia il porta a porta, i costi dell'azienda si stanno ingigantendo e, se la coperta va tirata sul porta a porta, lo spazzamento ne risente. Bisogna mettere mano all'azienda dei rifiuti, ringrazio comunque tutti gli operatori che fanno il loro mestiere con grande entusiasmo».
Poi c'è la sicurezza.
«È un tema caldissimo. Abbiamo le idee molto chiare partendo da una rivisitazione completa del ruolo della polizia locale, che ha la forza numerica per affrontare le sfide che una città moderna richiede, ovvero il presidio del territorio per il quale vogliamo creare un nucleo ad hoc. Inoltre ci sarà un assessorato della polizia locale e sicurezza urbana».
Mai come adesso Bari ha a disposizione molti fondi per realizzare progetti, il cambio di amministrazione li metterebbe a rischio?
«La macchina amministrativa del Comune è eccellente, ci sono ottimi funzionari, dirigenti, segretario generale, direttori delle ripartizioni. La macchina è attrezzata per continuare a essere performante e per diventarlo ancora di più. Dato che abbiamo una macchina amministrativa di grandissimo spessore, sia umano sia professionale, per i progetti già cantierizzati un cambio può solo portare aria nuova».
La vostra idea di Costasud è diversa da quella del centrosinistra, avete intenzione di cambiare il progetto?
«Bisognerà interrogarsi su quello che i cittadini vogliono.

Preferiscono un parco disabitato o un modello di sviluppo che guardi ad attività balneari e ludico ricreative? Vogliono un deserto o un pezzo di città a partire dal quale costruire un rapporto diverso con il mare? Abbiamo un'idea di sviluppo, di crescita. Bari ha uno dei lungomari più belli d'Europa, ma molto poco utilizzato. Per crescere non basta un parco, servono attività ed economie in grado di generare benessere. Il mare è una ricchezza straordinaria da cui dobbiamo trarre ricchezza».

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